27
Apr
2010
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Il suolo pubblico principio di democrazia

Esistono dei principi, in  democrazia, che generano leggi e  norme  in modo da scongiurare il rischio che questi stessi  principi vengano violati sulla base dell’interesse esclusivo di chi è maggioranza politica in quel momento.

Il suolo pubblico, e la sua concessione, sono una declinazione concreta dei principi di libertà di espressione, libertà di associazione e libertà di manifestazione previsti dalla nostra Costituzione e che caratterizzano le democrazie liberali contemporanee.

Il suolo pubblico è concesso dal Comune, che ne è garante in quanto si tratta di patrimonio collettivo,  il quale ha anche la responsabilità di  garantire l’esercizio delle libertà costituzionali.

Non è un caso se la concessione del suolo pubblico è un atto amministrativo e non politico: il legislatore ha voluto sottrarre alla politica l’arbitrio di decidere chi occupa il suolo pubblico e per dire che cosa. Ha definito cioè il primato dell’esercizio delle libertà (di espressione, di associazione e di manifestazione) rispetto al  potere della maggioranza politica, che governa in un dato momento, di limitare queste libertà. Perché la democrazia stabilisce anche le modalità con cui tutelare le minoranze, non solo la maggioranza.

Alla politica spetta definire le REGOLE secondo le quali si occupa il suolo pubblico: come si occupa, con quali limiti di orario, attraverso quali procedure, con quali autorizzazioni e con quale vincoli. All’interno di queste regole – decise dal Consiglio Comunale – chiunque chieda l’autorizzazione di suolo pubblico ha la libertà di farlo e di ottenerne la concessione, naturalmente se rispetta le modalità e le regole per richiederlo.  Questo avviene con un atto amministrativo, e non politico, perché alla Pubblica Amministrazione spetta vegliare sul rispetto delle regole, non interpretarle a seconda del capriccio.

Il Prefetto o il Questore, in quanto responsabili dell’ordine pubblico, possono valutare se esistono motivate ragioni di ordine pubblico per  vietare la concessione. Solo in questo caso un Comune ha l’obbligo di negare l’autorizzazione ad usare il suolo pubblico.

Questa non è burocrazia ma è l’insieme di pesi e contrappesi che il legislatore di una democrazia matura – che garantisce la libertà di espressione e il rispetto della legalità – ha individuato per evitare quello che succede negli Stati totalitari.

Detta in altri termini: se si rispetta il COME si occupa il suolo pubblico (attenendosi alla procedura e all’insieme di regole definite dalla politica), si ha il diritto di esprimere la propria opinione, anche se è critica o contraria alle idee della maggioranza.

Quello che il legislatore ha voluto evitare è ciò che succedeva al mio bis-nonno antifascista negli anni ’20 che, non avendo la libertà di manifestare in pubblico il 1 maggio, sfidava il regime  passeggiando  per le vie della sua città con un garofano rosso all’occhiello e veniva generalmente accusato di provocazione, malmenato e segnalato in Questura. Qui sta  la differenza tra la democrazia e gli stati totalitari.

Vale la pena ricordare questi principi, perché le dichiarazioni di alcuni esponenti del Consiglio Comunale sulla concessione di Piazza Castello a Radio Black Out per il concerto del 27 maggio fanno pensare che , nella foga della polemica, si sia per un attimo smarrito il senso dei principi  condivisi contenuti nella Costituzione.

E’ vero che lo scorso weekend, in un paese del bresciano governato da un sindaco della Lega Nord, è stato vietato il suolo pubblico ad un partito di minoranza, il PD, che voleva raccogliere le firme per il referendum sull’acqua pubblica in quanto giudicata una “provocazione”. E’ altrettanto vero che a Montichiari (BS) governato da una sindaca della Lega Nord, è stato vietato il suolo pubblico all’ANPI e ad altre associazioni per le celebrazioni del 25 aprile.

Sono sicuramente dei casi isolati, forse dettati da una scarsa conoscenza della Costituzione della Repubblica Italiana e dei suoi principi fondamentali.

Proprio per evitare che questa scarsa conoscenza induca in errore, è utile ricordare alcuni principi basilari che condizionano i comportamenti di chi ha la responsabilità di governare.

Tutelare i diritti delle minoranze, tra l’altro, dovrebbe essere un interesse degli esponenti di minoranza del Consiglio Comunale, ai quali è ovviamente concesso il suolo pubblico per manifestare, criticare e attaccare duramente le politiche dell’amministrazione.

E’ la democrazia, di cui tutti dovremmo sentirci orgogliosi e attenti  difensori.

aprile 2010

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